Federigo Enriques (Livorno, 5 gennaio 1871 – Roma, 14 giugno 1946)
La famiglia si trasferì a Pisa, dove egli frequentò le scuole secondarie. Già qui manifestò la sua attrazione per la matematica: come ebbe più tardi a sottolineare, questa attrazione non fu causata da una propensione per questioni di ordine tecnico, quanto provocata da “un’infezione filosofica liceale”. Segui gli studi di matematiche presso l’università e poi la Scuola normale superiore di Pisa, dove ebbe come maestri grandi matematici come E. Betti, U. Dini, L. Bianchi, V. Volterra e R. De Paolis.
Laureatosi brillantemente nel 1891, dopo un anno di perfezionamento a Pisa, venne a Roma nel novembre del 1892 per seguire il corso di L. Cremona, sempre come studente di perfezionamento. Qui ebbe inizio il lungo sodalizio di lavoro con Guido Castelnuovo, di sei anni più anziano, e anche la profonda amicizia che si trasformò in parentela (Castelnuovo sposò una sorella dell’Enriques). Alla fine dell’anno accademico 1892-93, periodo fertilissimo per lo sviluppo delle sue ricerche scientifiche, trascorse alcuni mesi a Torino per seguire l’insegnamento di C. Segre. Il grande valore dei suoi primi lavori era stato ormai unanimemente riconosciuto e cosi l’E. nel gennaio del 1894 ebbe l’incarico di geometria proiettiva e descrittiva presso l’università di Bologna. Nel 1896, in seguito a concorso, fu nominato professore della stessa materia in quella università.
A Bologna sposò Luisa Miranda Coen, figlia di Achille, professore di storia presso l’università di Firenze, e trascorse in quella città ventotto anni, fino al 1922. In questo periodo, che fu il più felice e fertile della sua vita, si concentrano i suoi contributi più elevati ed importanti sia sul terreno matematico che filosofico. Durante la permanenza a Bologna fu presidente della Società filosofica italiana dal 1907 al 1913 e in tale veste organizzò e presiedette il IV congresso internazionale di filosofia che si tenne in quella città nel 1911. Dal 1913 al 1915 fu presidente dell’Associazione nazionale tra i professori universitari e formulò un progetto per la riforma dell’università italiana. Fu collaboratore dell’Enciclopedia Italiana, in qualità di direttore della sezione di matematica.
All’inizio del 1922 accettò l’offerta di ricoprire la cattedra di matematiche superiori dell’università di Roma e poi la cattedra di geometria superiore. Nell’ambiente universitario di Roma, più vasto e meno raccolto, non ritrovò la stessa facilità a stabilire quegli scambi diretti di idee e quei contatti interdisciplinari che erano così consoni al suo carattere ed alla sua mentalità scientifico-filosofica. Tuttavia, anche a Roma egli lasciò importanti tracce della sua multiforme e instancabile attività, in particolare nella fondazione dell’Istituto nazionale per la storia delle scienze presso l’università di Roma, di cui fu presidente e nell’ambito delle cui attività organizzò una Scuola di storia delle scienze. A partire dal 1922 fino alla morte fu direttore del Periodico di matematiche, rivolto agli insegnanti delle scuole secondarie e che rinnovò radicalmente elevandone il livello; ed a partire dallo stesso anno, per dodici anni fu presidente della Società italiana di scienze fisiche e matematiche “Mathesis”…
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