Ennio De Giorgi, nato a Lecce l’8 febbraio 1928 e morto a Pisa il 25 ottobre 1996, è considerato uno dei più grandi matematici del XX secolo. L’aggettivo più usato, da chi lo ha conosciuto, per giudicare la sua persona e la sua opera è “eccezionale”!
Ne fanno fede i numerosi riconoscimenti tributatigli in campo nazionale e internazionale: premio Presidente della Repubblica Italiana nel 1973, laurea honoris causa della Sorbona nel 1983, premio Wolf per la matematica dello Stato d’Israele nel 1988, laurea honoris causa in Filosofia dell’Università di Lecce nel 1992, nomina a Socio straniero dell’Accademia di Francia e dell’Accademia nazionale delle Scienze degli Stati Uniti. È stato socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei, dell’Accademia nazionale delle Scienze detta dei XL, dell’Accademia Pontaniana, dell’Accademia delle Scienze di Torino, dell’Istituto Lombardo, dell’Accademia Ligure e della Pontificia Accademia delle Scienze.
De Giorgi si impose nel 1957 alla comunità internazionale risolvendo uno dei 23 problemi che D. Hilbert, all’inizio del ‘900, riteneva avrebbero impegnato i matematici nel secolo a venire. De Giorgi si può considerare come uno dei più grandi matematici creativi del secolo. Egli infatti ha aperto nuove strade nel campo delle equazioni alle derivate parziali, nella teoria geometrica della misura e, soprattutto, nel calcolo delle variazioni, senza trascurare i fondamenti della matematica e della logica, in vista di una matematica più adatta a descrivere il mondo reale alla luce di quel principio generale di economia così chiaramente espresso da Eulero: la natura nelle sue manifestazioni tende a risparmiare il più possibile l’energia che deve impiegare.
De Giorgi aveva una fondamentale intuizione geometrica, “vedeva” gli enti matematici e le soluzioni alle quali perveniva poi con rigorosa deduzione; la fantasia non gli impediva di trovare risultati inattesi che per alcuni erano addirittura contrari all’intuizione. Nel proporre una congettura spesso dava anche una valutazione della sua verità.
Egli riteneva che la trasmissione delle idee e delle conoscenze fosse una delle più alte forme di carità, un servizio reso alla comunità intera. Per nulla geloso delle sue idee, amava discutere durante lunghe passeggiate o intorno ad un tavolo, riconoscendo alla convivialità un carattere gioioso, quasi sacro.
Profondo credente, De Giorgi sosteneva, sorretto anche dal pensiero di altri matematici contemporanei, che “… una visione religiosa può dare un senso anche al lavoro spicciolo dell’usuale ricerca matematica”.
Dall’intreccio della sua visione della matematica con le sue convinzioni religiose nasce, come tutta la sua attività, il suo profondo impegno civile soprattutto nella difesa dei diritti umani. Come rappresentante italiano di Amnesty International si adoperò in prima linea per la liberazione di altri matematici vittime di regimi politici, come il russo Leonid Pliusc e l’uruguaiano José Louis Massera.
Come cristiano sentiva l’urgenza della testimonianza, come matematico propugnava il dialogo tra persone unite da un vero interesse per gli stessi problemi, superando l’etica della tolleranza per passare all’etica della comprensione e dell’amicizia tra persone e popoli.
Ai giovani si presentava come “consigliere”, evitando accuratamente il tono da “predicatore” ma conservando quello di “profeta”, cioè di colui che parla con autorità a nome di quelli che ci hanno preceduto e dice cose che trascendono il tempo.
La sua profonda convinzione che la vocazione ultima dell’uomo è la vita, non la morte, ha impressionato tutti quelli che lo hanno conosciuto, credenti e non credenti.
Docente della Scuola Normale Superiore di Pisa vi ha fondato una scuola di analisti (non solo italiani) di valore universalmente riconosciuto.
A lui è stato intitolato il Dipartimento di Matematica dell’Università di Lecce.
(da G. De Cecco 1998)
http://scienzasalento.unile.it/biografie/ennio_de_giorgi.htm