Concorso a cattedre

Piuttosto che riconoscere l’errore nella formulazione del quesito 1, gli autori delle tracce indirizzano alle commissioni esaminatrici contorte “spiegazioni” e altrettante contorte raccomandazioni per la correzione. Nulla rilevano a proposito di altri errori, pur presenti nella traccia. Si riporta per comodità quanto scritto:

“…L’enunciato di cui si propone la dimostrazione nel primo punto del quesito è classico per i polinomi a coefficienti reali ed è invece banalmente falso per polinomi a coefficienti complessi. Il candidato avrebbe dovuto quindi comprendere dal contesto che il polinomio P si deve assumere a coefficienti reali…..” ..E chi non lo fa? Il documento di “spiegazione” continua:

“…si ritiene quindi che: debba essere considerata corretta la risposta di un candidato che abbia dimostrato l’enunciato nell’ipotesi che i coefficienti del polinomio P sono numeri reali, anche se tale ipotesi non è scritta esplicitamente nel testo del quesito [e dunque senza scriverlo]; si possa considerare corretta anche la risposta di un candidato che abbia affermato, con adeguate motivazioni, che l’enunciato non vale nel caso di coefficienti complessi”

Come è possibile che la matematica sia così malamente mortificata? Come è possibile che si continui aufficializzare “ragionamenti” analoghi per impostazione di “pensiero”a quelli già “sviluppati” in occasione delle critiche ai test per l’ammissione al TFA e della redazione dei programmi dei concorsi e, ancor prima, per le Indicazioni Nazionali dei Licei e perle Linee Guida degli Istituti Tecnici e Professionali?Come è possibile lamentarsi della preparazione dei docenti e del livello di apprendimento della matematica a livello di scuola, del primo e del secondo ciclo, senza addebitarla anche a questa “cultura matematica” imperante, per volontà politica, nel Paese?

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