La crisi scolastica e la superstizione degli orari lunghi (Luigi Einaudi, 21 aprile 1913)

La crisi scolastica e la superstizione degli orari lunghi
“Da vent’anni a questa parte le ore di fiato messe sul mercato dai professori
secondari sono andate spaventosamente aumentando. Specie nelle grandi
città, dalle 10 a 12 ore settimanali, che erano i massimi di un tempo, si è
giunti, a furia di orari normali prolungati e di classi aggiunte, alle 15, alle 20,
alle 25 e anche alle 30 e più ore per settimana. Tutto ciò può sembrare
ragionevole solo ai burocrati che passano 7 od 8 ore del giorno all’ufficio,
seduti ad emarginare pratiche. A costoro può sembrare che i professori con le
loro 20-30 ore di lezione per settimana e colle vacanze, lunghe e brevi, siano
dei perditempo. Chi guarda invece alla realtà dei risultati intellettuali e morali
della scuola deve riconoscere che nessuna jattura può essere più grande di
questa. La merce «fiato» perde in qualità tutto ciò che guadagna in quantità.
Chi ha vissuto nella scuola sa che non si può vendere impunemente fiato per
20 ore alla settimana, tanto meno per 30 ore. La scuola, a volerla fare sul
serio, con intenti educativi, logora. Appena si supera un certo segno, è
inevitabile che l’insegnante cerchi di perdere il tempo, pur di far passare le ore.
Buona parte dell’orario viene perduto in minuti di attesa e di uscita, in appelli,
in interrogazioni stracche, in compiti da farsi in scuola, ecc., ecc. Nasce una
complicità dolorosa ma fatale tra insegnanti e scolari a far passare il tempo,
pur di far l’orario prescritto dai regolamenti e di esaurire quelle cose senza
senso che sono i programmi. La scuola diventa un locale, dove sta seduto
un uomo incaricato di tenere a bada per tante ore al giorno i ragazzi
dai 10 ai 18 anni di età ed un ufficio il quale rilascia alla fine del corso
dei diplomi stampati. Scolari svogliati, genitori irritati di dover pagare
le tasse, insegnanti malcontenti; ecco il quadro della scuola secondaria
d’oggi in Italia. Non dico che la colpa di tutto ciò siano gli orari lunghi; ma
certo gli orari lunghi sono l’esponente e nello stesso tempo un’aggravante di
tutta una falsa concezione della missione della scuola media …”.
(Luigi Einaudi, La crisi scolastica e la superstizione degli orari lunghi, Corriere della Sera,
21 aprile 1913).

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